Omelia (30-10-2014)
Paolo Curtaz


È pesante, il cuore di Gesù. Come ampiamente previsto, Gerusalemme non è la Galilea e l'entusiasmo della sua gente ha poco a che vedere con l'atteggiamento di sufficienza e di superficialità della città abituata ad accogliere (e uccidere) i profeti. A peggiorare la situazione ci si mette anche Erode, uno degli indegni figli del feroce Erode il grande, quello che ha fatto uccidere il Battista. Gesù non vuole aprire anche questo fronte e giudica con disprezzo il pavido re-fantoccio: la volpe, in Israele, diversamente dalla nostra cultura, è considerato un animale sciocco. Il cuore è carico, non sa come fare, ha dato tutto, si è messo in gioco. Ha parlato di un Dio che conosce e ama i suoi figli, che li protegge e li chiama a partecipare alla sua stessa vita, un Dio che gioisce e ama i passeri del cielo e i gigli del campo. Un Dio immensamente diverso da quella caricatura che ne abbiamo fatto. Ma nulla, non è servito a nulla. Meglio un Dio lontano, lontanissimo, da manipolare e riverire, da placare e sedurre con qualche sacrificio nel mastodontico e lussuoso tempio appena ricostruito.