Omelia (19-11-2014)
Paolo Curtaz


Il tempo che viviamo, la nostra vita, la storia, è un tempo di transizione che da Dio torna a Dio, dalla pienezza torna alla pienezza. In questo tempo di mezzo il Signore ci affida l'annuncio del Regno, nonostante i nostri limiti, le nostre fatiche, le nostre incoerenze. La Chiesa, cioè la comunità dei discepoli, è chiamata a rendere testimonianza al suo Maestro e Signore, a renderlo presente nelle cose che fa e che dice. Ognuno di noi ha ricevuto, per tale scopo, un dono prezioso a servizio degli altri: un tesoro, un gruzzoletto da far fruttificare. Luca parla di monete d'oro, Matteo di talenti, un'immagine immediata ed efficace per indicare il valore di ciò che siamo. La fede valorizza ciò che siamo, fa fiorire le nostre capacità, le esplicita. Può essere la nostra capacità all'ascolto o la bravura organizzativa o la compassione o la capacità di relazionarsi con gli altri: tutti possediamo delle qualità, dono di Dio, e siamo chiamati a metterle a disposizione del Regno. Non commettiamo l'errore di nascondere il talento, di sotterrarlo, di ripiegarci su noi stessi dicendo che non valiamo a nulla: non è umiltà ma mancanza di gratitudine verso Dio!