Omelia (28-11-2014)
Paolo Curtaz


Davanti agli eventi negativi della vita, davanti alla litania di disgrazie che quotidianamente ci raggiunge dai mezzi di informazione, davanti al controsenso che vive l'essere umano e l'enigma della violenza onnipresente nelle nostre relazioni, davanti a tutto questo, ci diceva il Signore ieri, siamo chiamati a sollevare lo sguardo. La reazione potrebbe essere quella dello scoramento o della paura: in realtà il Maestro chiede ai suoi discepoli di tenere duro, di non abbattersi, avere una visione alta e altra della vita. E conclude, come a sigillare la sua promessa: il cielo e la terra passano ma non la sua Parola. La Parola del Signore resta, dimora, alberga, abita in noi. E non importa chi o cosa ci travolga, cosa o chi ci importuni, cosa o chi ci spaventi. La Parola, il Verbo che si è fatto carne resta. Una Parola che crea, che continua a creare e a ricreare, che spiega, che dice, che manifesta. E questa Parola dimora in noi, ci abita, alberga nelle nostre quotidianità. Non temiamo, allora, e attingiamo a questa Parola che resta e che, se accolta sul serio, può davvero cambiare le nostre piccole vite...