Omelia (06-12-2014)
Paolo Curtaz


Siamo come pecore senza pastore, sfiniti ed inquieti. Eppure sappiamo che il Signore ci sta accanto, ci ama, cammina con noi. Sappiamo che è diventato uomo perché potessimo incontrare Dio con facilità, usando le nostre parole, i nostri sguardi, le nostre emozioni. Gesù sente compassione, non ha paura della tenerezza, come direbbe Papa Francesco. Ma quello che accade dopo è sconcertante: dopo avere provato compassione... inventa la Chiesa! I discepoli sono mandati alle pecore perdute, chiamati a diventare essi stessi la consolazione di Dio. È questa l'esperienza di Chiesa che facciamo? Che siamo? Spesso siamo incartati nella visione di una Chiesa che deve fare, organizzare, ottenere dei risultati, non scomparire travolta dall'anonimato del mondo contemporaneo. Invece, forse, tutto ciò che dobbiamo fare è, semplicemente, avere compassione a aprire le porte del nostro cuore e delle nostra parrocchie all'accoglienza e all'ascolto. Tornare ad essere il volto misericordioso di Dio per l'uomo d'oggi consolando gli altri con la consolazione che noi stessi abbiamo ricevuto...