Omelia (17-12-2014)
Paolo Curtaz


Inizia il conto alla rovescia: nove giorni al Natale. E la liturgia si concentra sull'essenziale, volge lo sguardo indietro per trovare le tracce della promessa di Dio, per individuare la sua volontà salvifica che sfocia nella decisione di diventare uomo. Matteo fa precedere il suo vangelo da una lunga e articolata genealogia, più teologica che storica. Un infinito numero di uomini e donne che hanno condotto fino a Cristo, a partire da Abramo. Dal primo cercatore di Dio, attraverso eventi non sempre esemplari e vicende complesse e rocambolesche, la promessa si realizza in Cristo. In quell'elenco troviamo grandi santi, grandi peccatori e perfetti sconosciuti, eppure tutti, in un modo o nell'altro, hanno contribuito alla realizzazione della promessa fatta ad Abramo. Difficilmente siamo grandi santi, più probabilmente siamo peccatori, e nemmeno grandi, piuttosto mediocri e, forse, la nostra è una piccola vita. Ma se la orientiamo verso l'attesa, se diventa, nel suo piccolo, stimolo per un infinito desiderio di pienezza, realizza la salvezza, per noi e per gli altri. Siamo piccoli anelli di una gigantesca catena che da Abramo, attraverso Cristo, raggiunge ogni uomo.