Omelia (08-01-2015) |
Paolo Curtaz |
Gesù ha accolto i suoi, inviati ad annunciare il Regno. L'esperienza, racconta Marco, è stata eccezionale, gli apostoli sono entusiasti da quanto è successo. Il Signore, allora, li porta con sé per riposarsi un po' ma, arrivati nel luogo prescelto, una folla sterminata li aspetta per ricevere una qualche parola. E qui avviene il fattaccio: gli apostoli, davanti a tanta gente, hanno una soluzione: cacciarla. Gesù si accorge che i suoi, pur avendo fatto una splendida esperienza interiore, di evangelizzazione, di gratificazione, ancora non hanno imparato l'essenziale: la compassione. Nessun annuncio vale se non è accompagnato dalla compassione. Nessun Vangelo è credibile se chi lo racconta non vive ciò che dice! Gesù non li caccia, ovviamente, e chiede ai suoi di mettersi in gioco, di lasciarsi coinvolgere. Il poco che hanno sfamerà tutti. È il miracolo della condivisione, di chi accetta di superare i calcoli piccini della logica umana. Gli apostoli, però, devono ancora imparare tanto e Gesù li spinge verso le lontane terre pagane per imparare la compassione. E la compassione, oggi, sia la nostra bussola. |