Omelia (26-05-2004) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Io non ho cessato di esortare fra le lacrime ciascuno di voi. Ed ora vi affido al Signore...Non ho desiderato né argento, né oro. Voi sapete che alle mie necessità hanno provveduto queste mie mani. In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli. Come vivere questa parola? Ai presbiteri di Efeso Paolo consegna il suo testamento spirituale, palesando una profonda umanità trasfigurata dall'amore a Cristo e alla sua Chiesa. "Voi sapete" – dice -, lo avete sperimentato, percepito, toccato con mano, "ve l'ho dimostrato" insomma con la mia stessa vita: ho servito il Signore in umiltà, coraggio e disinteresse. Ecco i tre atteggiamenti dell'apostolo che lo ritraggono nell'autenticità della sua vocazione. Umile, in ebraico "sh'f'l", è colui che sta a fior di terra, con dignità, mentre s'eleva nell'accogliere tutto da Dio, custodendo la purezza di cuore per non incespicare nella vanagloria né arroccarsi nell'arroganza. Coraggioso è chi non si disperde timidamente nei meandri della paura ed osa parlare con franchezza, pagando di persona, sino ad esortare fra le lacrime, pur di conquistare tutti a Cristo. Perciò è disinteressato, gratuito nel suo incessante donarsi, generoso nel dare e mai pretenzioso nell'esigere, provvedendo con le proprie mani alle necessità di ognuno perché tutti, soprattutto i deboli, abbiano a sentirsi amati. E dal fiotto traboccante di questo amorevole disinteresse non può non germogliare fecondo l'affetto dei fratelli. Annota l'autore sacro: "Tutti scoppiarono in gran pianto, gettandosi al collo di Paolo, e lo baciavano, addolorati perché non avrebbero più rivisto il suo volto". Bello, intenso, commovente, ma soprattutto edificante perché ci mostra come davvero ci sia "più gioia nel dare che nel ricevere", se il dare fiorisce in terra feconda di umiltà irrorata dal coraggioso disinteresse di un amore custodito nella preghiera. Non a caso, infatti, l'ultimo gesto dell'Apostolo, prima di congedarsi definitivamente dai suoi, sarà di mettersi in ginocchio e pregare. Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiederò luce e forza di Spirito Santo perché possa anch'io rimanere, pacificato, sereno e lieto, a fior di terra, consegnando mani e cuore al Signore perché compia attraverso la mia piccola storia la sua traversata di salvezza nella storia dei miei fratelli, che affiderò a Lui e alla parola della sua grazia. Grazie, Signore, perché ci concedi di dare con gioia, in umile e gratuito amore, che ciò che, per misericordia infinita, abbiamo ricevuto da Te. Le nostre energie non si disperdano in vuota arroganza o sterile boria. Ma s'accrescano piuttosto in preghiera e siano fonte di amore e benedizione per ogni vivente. La voce di una contemplativa nel mondo Ho sempre chiesto il rispetto per tutti...Ho parlato di amore "gratuito" che non ricercherà i risultati, che non andrà verso le persone per convertirle, ma per amarle, per condividere le loro sofferenze ed essere vicino a loro con la vita....Ecco l'apostolato più diretto è fare amare il Signore attraverso noi, la nostra amicizia, la nostra mitezza, la nostra carità. Piccola Sorella Magdeleine |