Omelia (16-01-2015)
Paolo Curtaz


Il vangelo di Marco continua con una serie di episodi caratterizzati da alcune domande poste dai presenti. Davanti al paralitico, portato da Gesù grazie alla tenacia di alcuni amici, il Signore afferma che i suoi peccati sono perdonati. Molti, allora (e oggi!) pensavano che la malattia e la disgrazia fossero una punizione divina nei confronti del peccatore. Quale terribile colpa doveva avere commesso quel tale per essere in una situazione così drammatica! Di più: veramente il peccato ci porta ad una tragica paresi dell'anima da cui solo Gesù può guarirci. Gesù perdona i peccati del paralitico, creando un immenso scalpore fra gli scribi, i detentori dell'interpretazione della Scrittura. Perché parla così? Hanno ragione: nella loro prospettiva Dio solo può perdonare, non certo quel Nazareno improvvisatosi profeta! Non danno una risposta alla loro domanda, non osano dire e pensare che Gesù perdona perché può farlo, essendo la presenza stessa di Dio. Scandalizza ancora oggi la bontà di Dio, il suo intimo desiderio di perdonare e sanare, di ridare la libertà alle nostre anime, facendole correre sulla via del comandamento dell'amore.