Omelia (24-01-2015)
Paolo Curtaz


La folla accorre ad ascoltare Gesù che raduna attorno a sé alcuni discepoli che staranno con lui giorno e notte. Nei dintorni del lago Gesù continua la sua predicazione. Ma, dalla sua Nazareth, alcuni suoi famigliari scendono a Cafarnao per riportarlo a casa. L'eco della sua fama è giunta fino al piccolo villaggio perso fra le montagne e i suoi parenti sono irritati dal suo comportamento: si è messo contro gli scribi e i farisei. È duro il vangelo, nel riportare che, all'inizio, nessuno dei famigliari di Gesù è diventato suo discepolo e che, addirittura, vogliono portarlo via con la forza. Anche a noi, a volte, succede così: proprio dalle persone che ci sono più vicine riceviamo incomprensione rispetto alla nostra fede. A volte ciò che pensa la gente, il buon nome della famiglia, diventano un idolo cui sacrificare anche la relazione. Gesù è impazzito, pensano, perché predica e passa il tempo ad ascoltare gli altri e a guarirli. È vero: ancora oggi se dedichiamo gratuitamente del tempo ad accogliere e a guarire siamo presi per matti. E, in effetti, un po' lo siamo! Ma siamo in splendida compagnia, no?