Omelia (26-01-2015)
Paolo Curtaz


Ieri la domenica ha sostituito la festa liturgica della conversione di san Paolo. Oggi, però, recuperiamo celebrando due suoi discepoli che tanto hanno dato alla Chiesa: Timoteo e Tito. Paolo prende con sé Timoteo a Listra nel suo secondo viaggio missionario, ma lo conosceva da prima con sua madre e sua nonna, ebree, che si fanno cristiane con lui. Lo manda in missione nelle chiese che ha fondato, per correggere errori e mettere pace. Inviandolo a Tessalonica, gli scrive: "nessuno disprezzi la tua giovane età", e ai Corinti lo presenta così: "Vi ho mandato Timoteo, mio figlio diletto e fedele nel Signore: vi richiamerà alla memoria le vie che vi ho insegnato". Tito è greco, un pagano convertito. "Mio compagno e collaboratore", come dice Paolo nella seconda lettera ai Corinzi. Compagno di momenti importanti: come la famosa riunione nota come concilio di Gerusalemme, ed è anche mediatore persuasivo, ed entusiasma Paolo risolvendo una grave crisi tra lui e i Corinzi. E lo vediamo efficiente manager, quando dirige e porta a termine la prima grande iniziativa di solidarietà fra le Chiese: la famosa colletta per i poveri di Gerusalemme.