Omelia (02-02-2015)
Paolo Curtaz


La presentazione al tempio di Gesù è una festa di offerta di sé, di donazione della propria vita, particolarmente cara ai consacrati. In questo giorno, nel passato, venivano benedetti i ceri che avrebbero illuminato le chiese.
Maria e Giuseppe obbediscono alla Legge. Non se ne sentono esentati, o migliori, o superiori. Colui che stanno portando a circoncidere è il Dio che ha chiesto ai figli di Israele quel cruento e doloroso segno nella carne, limitazione della potenza rappresentata dalla sessualità maschile, riconoscimento della subalternità al Dio di Israele. Circoncidere il maschio è dare un taglio al suo dominio sul creato, riconoscere una dipendenza, accettare una sottomissione. Gesù viene circonciso, secondo le prescrizioni. Dio obbedisce alla legge di Dio. Potrebbero evitare di obbedire alla prescrizione, ne avrebbero tutte le ragioni. Sono ben al di sopra di tutti i comandamenti e i riti, i genitori del Dio diventato bambino. Non lo fanno. A volte concepiamo la nostra fede come alternativa, innovativa, originale rispetto al sentire comune. Se abbiamo fatto una forte esperienza interiore, tendiamo a guardare con una certa (santa) sufficienza coloro che si portano stancamente in chiesa per abitudine. Noi sappiamo, abbiamo capito, siamo (umilmente) migliori. Perciò potremmo anche fare a meno di tutte le ritualità e le devozioni del popolino. Non è così.