Omelia (11-02-2015) |
Paolo Curtaz |
I farisei erano ossessionati dalla purezza: distinguevano e catalogavano tutto ciò che, a loro parere, la Legge considerava puro, cioè vicino a Dio, da ciò che, invece, allontanava dalla santità. Atteggiamenti, luoghi, oggetti, cibo... ogni aspetto della vita era sottoposto alle norme di purità rituale che difficilmente si riusciva a vivere in pienezza. Così la lista dei cibi proibiti, nata in un contesto in cui si faceva particolare attenzione alle norme igienico-sanitarie, era diventata nuovamente l'occasione per classificare i devoti, che la rispettavano, dal popolino, che era ben contento di qualunque cibo, pur di mangiare. Gesù, con sconcertante semplicità, usa un linguaggio molto diretto: non c'è nulla che, da fuori, possa rendere impuro il cuore dell'uomo. È la nostra coscienza, la nostra mente, la nostra volontà che sono capaci di elaborare pensieri e azioni positive o negative. Da dentro proviene la purezza o la contaminazione, non certo dall'esterno! Vegliamo sui nostri pensieri e sul nostro linguaggio, oggi, perché possiamo avere pensieri solo positivi e luminosi, come si conviene ad un discepolo del Signore. |