Omelia (13-02-2015)
Paolo Curtaz


Il sordomuto, per essere guarito, è portato lontano dalla folla. Marco, nel suo Vangelo, lascia intendere che il villaggio, la gente, la folla sono un elemento negativo, che impedisce la guarigione. Gesù preferisce un rapporto diretto, personale, cuore a cuore per poter entrare in relazione intima e profonda con il malato. Ha ragione: siamo pesantemente influenzati dalle opinioni altrui, tendiamo ad omologarci al pensiero comune, temiamo il giudizio di chi ci sta attorno, soprattutto nella fede. Non va certo di moda, oggi, dichiararsi cattolici! Certo, papa Francesco, con la sua spontaneità e simpatia, ha un po' migliorato la situazione ma, appena si supera l'emozione e si entra nello specifico, il cristianesimo appare come una fede reazionaria e conservatrice, ottusa e moralista. Quanto è difficile che un giovane si avvicini alla Chiesa! Il messaggio che gli proviene dal mondo dei coetanei e degli adulti è che il cristianesimo è qualcosa che riguarda i vecchierelli in procinto di morire... Anche noi, spesso, dobbiamo fare i conti con i pregiudizi altrui, e temiamo il giudizio degli altri sulla nostra fede. E, così facendo, restiamo sordi e muti...