Omelia (17-02-2015) |
Paolo Curtaz |
Non capiscono, i discepoli, faticano a stare dietro a Gesù, non riescono a sollevare lo sguardo, ad innalzare la fronte, a entrare più in profondità. Tentennano, restano ancorati alle loro prospettive solo umane. Hanno seguito il Signore, certo, ne sono stati affascinati, lo hanno ascoltato e hanno visto i prodigi che compie. Ma il loro cuore è ancora piccino, stretto nella morsa della loro prospettiva. Gesù li ammonisce, li invita a non farsi prendere dal lievito di Erode. L'Erode di cui parla è uno dei figli di Erode il grande: anch'egli, come il padre, usa le religione per i propri fini politici. Ancora oggi, purtroppo, molte persone pensano alla fede solo nella loro dimensione culturale e sociale, come se fosse una simpatica concessione all'ingenuità delle persone. Ragionando in termini umani, pensano al proprio tornaconto infilandoci dentro anche la religione. Non solo i politici lo fanno ma anche noi, quando pensiamo a Dio come a qualcosa che ci porta un vantaggio. Non è questa la fede che propone Gesù, non è questo il volto del Dio che è venuto ad annunciare... |