Omelia (19-02-2015) |
Paolo Curtaz |
A cosa ci serve una quaresima? Non abbiamo già abbastanza da faticare, nella vita quotidiana, per cercare di galleggiare fra le vicende della vita? Non abbiamo già abbastanza penitenze da affrontare quotidianamente? E croci da portare? Sì, certo ma, spesso, sono penitenze che non salvano e croci che affossano. Il dolore, fisico e morale, è una componente ineludibile della nostra vita, inutile illudersi. E il cristianesimo non intende certo aggiungere altro dolore a quanto quotidianamente viviamo, in nome e per conto di Dio, per giunta! No, la quaresima non è il tempo in cui esaltare la sofferenza ma in cui imparare a evitarla, se possibile e a trasfigurarla, se inevitabile. Quando Gesù chiede di portare la nostra croce non intende invitarci alla rassegnazione ma a imitarlo nel gesto straordinario del dono di sé. Gesù ci chiede di essere determinati nella nostra ricerca di Dio, disposti a morire piuttosto che abbandonare tale ricerca! E la quaresima è, appunto, l'occasione che abbiamo per rimettere al centro di tutto la nostra ricerca, il nostro desiderio di Dio, l'essenziale della nostra vita. |