Omelia (21-02-2015)
Paolo Curtaz


Gesù è venuto per gli ammalati, per guarirli, per sanarli, per salvarli. Lo dice chiaramente, senza ombra di dubbio, senza ambiguità. Lo dice spiegando la decisione di chiamare Levi, pubblico peccatore, e di festeggiare insieme a lui e ai suoi amici la svolta inattesa della sua vita. I farisei, che si impegnano a dividere il mondo per giudicarlo, sono spiazzati da tanta inopportuna libertà interiore. E Gesù, tenero!, che vuole convincerli delle sue scelte. Spiega la più ovvia delle verità: com'è possibile salvare una persona se non la si accoglie, se non la si ama? Gesù è venuto per gli ammalati, d'accordo. Perché, allora, noi cristiani, troppo spesso, passiamo il tempo a far vedere che scoppiamo di salute spirituale e che siamo certamente meno acciaccati di tanti altri? Perché difendiamo sempre a spada tratta l'immagine di noi stessi, presentandoci migliori di come siamo realmente? Se non diventiamo capaci di riconoscere le nostre lebbre interiori, le nostre fatiche, i nostri peccati, di chiamare per nome e cognome ciò che non funziona, non potremo mai incontrare il medico che ci salva. Quaresima è il tempo del check-up spirituale!