Omelia (23-02-2015)
Paolo Curtaz


Anche noi, come Gesù, ci inoltriamo nel deserto per ritrovare noi stessi, per andare all'essenziale. Non temiamo le tenebre, le fiere che ci sfidano nella quotidianità: schiere di angeli ci sostengono e ci servono nel nostro cammino, una volta che abbiamo accolto l'invito alla conversione. Se, imitando Gesù, creiamo uno spazio di solitudine e silenzio è per cambiare la nostra vita, riallinearla col progetto che Dio ha su di noi. E per imparare a riconoscere Cristo là dove viviamo, nelle persone e nelle situazioni più imprevedibili. Il Cristo che elemosina sotto i portici della nostra città, il Cristo che abita, solo e anziano, al piano di sotto. Il Cristo nascosto dietro il volto rude e minaccioso del carcerato. Il Cristo che sgambetta per casa o che mi prepara la cena. Gesù si identifica totalmente con i fratelli e le sorelle che ci stanno accanto, chiede di indirizzare a loro le attenzioni che altre religioni indirizzano al divino. La quaresima ci aiuta a ricordarci in chi abbiamo posto fiducia, chi è colui che ci chiede adesione e fiducia: il Dio che si identifica con gli sconfitti della Storia, con gli scarti di un mondo che ha fatto dell'efficienza e del profitto un idolo.