Omelia (24-02-2015) |
Paolo Curtaz |
Tre sono le direttrici da approfondire in questa quaresima, come da sempre proposto dall'esperienza della Chiesa: il digiuno, l'elemosina e la preghiera. Già abitualmente, così almeno spero!, dedichiamo ogni giorno qualche tempo alla preghiera personale o comunitaria. Nel deserto siamo invitati a purificare la nostra preghiera dagli inevitabili impoverimenti che la possono infettare: l'esteriorità, l'ipocrisia, l'abitudine. Gesù insegna a noi, suoi discepoli, la preghiera autentica, quella che si rivolge al Padre e che non spreca parole, che va diritto al cuore della questione, che allarga lo sguardo interiore, che chiede l'essenziale per gli altri, prima che per sé, che non usa Dio come un feticcio o un idolo da corrompere. Una preghiera che, o si traduce in scelte concrete, come quella ardua del perdono del fratello, o diventa sterile ed inutile. Interroghiamoci con onestà sul nostro modo di pregare, riscopriamo l'autenticità che la deve caratterizzare, la passione che la spinge, la concretezza che la nutre. La preghiera diventa lo strumento più immediato ed efficace per riscoprire il nostro vero volto e il volto di Dio. |