Omelia (26-02-2015) |
Paolo Curtaz |
La preghiera è uno dei pilastri del nostro cammino di quaresima, dicevamo. Lo è perché siamo invitati a riscoprire la preghiera, a renderla più autentica, più cristiana. E Gesù ci invita a rivedere l'atteggiamento fondante della preghiera: a chi ci rivolgiamo quando preghiamo? A un potente da convincere della bontà delle nostre richieste? O a un padre che sa bene di cosa abbiamo bisogno prima ancora che glielo chiediamo? Gesù è determinato nel dire che possiamo ottenere ciò che chiediamo. Perché, allora, spesso non vediamo esaudite le nostre preghiere? Perché non ci stiamo rivolgendo ad un padre. Oppure perché ciò che chiediamo non è il nostro bene. O, ancora, perché non siamo capaci di chiedere con insistenza. O perché il Signore ci fa attendere affinché si amplifichi il nostro desiderio di ottenere ciò che stiamo chiedendo. Rivediamo, allora, il nostro modo di pregare, impariamo da Gesù che si affida totalmente al Padre, chiedendo sempre e solo di fare la sua volontà che è volontà di bene. Solo così possiamo ottenere con abbondanza ciò che chiediamo: la presenza di Dio nella nostra vita. |