Omelia (27-05-2004) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno La notte seguente venne accanto a Paolo il Signore e gli disse: «Coraggio! Come hai testimoniato per me a Gerusalemme, così è necessario che tu mi renda testimonianza anche a Roma». Come vivere questa parola? Arrestato nei pressi del tempio di Gerusalemme, cuore del giudaismo, l'apostolo Paolo persevera nel rendere testimonianza a Cristo dinanzi al tribuno e al Sinedrio. L'audace franchezza del suo atteggiamento suscita dure reazioni tra i "fratelli e padri" (22,1), a tal punto che l'autorità romana, temendo il linciaggio, lo trattiene nella fortezza Antonia. Scende intanto la notte, forse anche nel cuore di Paolo, perseguitato come Cristo. Ma il buio non prevarrà. Ad un tratto, infatti, filtra nell'oscurità della cella la luce radiosa della consolazione divina: "Gli venne accanto il Signore e gli disse: "Coraggio!", aggiungendo: "Come hai testimoniato per me a Gerusalemme, così è necessario che tu mi renda testimonianza anche a Roma". Più volte, nei vangeli, Gesù invita i suoi discepoli a non temere e ad aver fiducia nella sua presenza salvifica in mezzo ai pericoli e alle persecuzioni. "Coraggio, sono io, non temete!" – dirà ai suoi, affaticati e impauriti, camminando sulle acque del lago in burrasca. E per rassicurarli, nell'imminenza della sua passione, aggiungerà: "Abbiate fiducia; io ho vinto il mondo". A questa certezza consolante, custodita e alimentata ogni giorno nel silenzio della preghiera, attingiamo, per fede, la forza di resistere al male e quel 'buon animo' che ci fa andare serenamente incontro alla prova, superando paure e timidezze. Per l'uomo di fede, avere coraggio non è un sovrappiù né un optional, ma quel tratto qualificante, quella testimonianza necessaria, che lo identifica chiaramente come discepolo di Cristo. La fiducia in Lui, infatti, è direttamente proporzionale alla consistenza della nostra fede. Oggi, più mai, chiederò dunque al Signore di essere fiducioso, di buon animo, nell'affrontare il combattimento spirituale e le sfide di un modo secolarizzato che mi depista attirandomi su vie facili di vuoto piacere, possesso avido e potere superbo. Farò mia questa poesia/preghiera di una contemplativa del nostro tempo: M'aveva immersa, ieri, / la babele delle lingue / in un'orrida notte. / Frastuono / e assenza di Te, / Signore, / nella mia assoluta incapacità / ad abbandonarmi, / misera, fragile e vuota / al Tuo esigente AMORE. / Ma appena venne il SILENZIO, / strenuamente cercato / e impetrato nel cuore, / vennero grazia e abbandono. / E fu subito giorno. La voce del Santo della dolcezza Quando ci sembra di essere scorati, basta desiderare di avere coraggio e confidare in Dio, sperando che a suo tempo ce ne darà...Basta avere buon desiderio da combattere da valorosi e piena confidenza che lo Spirito divino ci assisterà col suo aiuto, quando si presenterà l'occasione di usarne. San Francesco di Sales |