Omelia (03-03-2015)
Paolo Curtaz


Coloro che studiano i vangeli ci dicono che Matteo è colui che è più attento alla religione ebraica, da cui proviene. In effetti in brani come quello di oggi, non troviamo la stessa durezza degli altri evangelisti. Matteo ammira i farisei e chiede al discepolo di osservare le loro parole, annotando però con dolore che le loro azioni non corrispondono a quanto essi proclamano. Brutta bestia l'incoerenza, soprattutto fra credenti! Troppe volte anche noi siamo vittime dello stesso clamoroso sbaglio: non viviamo ciò che proclamiamo. Crediamo nel Dio in mezzo a noi, in colui che è il vivente, e ci comportiamo come uomini e donne senza speranza, senza futuro, senza compassione. E stiamo attenti a non cadere nel rischio sempre presente fra gli uomini di religione, del mettere l'apparenza prima della sostanza. Abbiamo una grande storia alle nostre spalle, questo è vero, ma non dobbiamo mai confondere l'essenziale del Vangelo con le consuetudini e le abitudini che provengono dalle tradizioni umane. Uno solo è il nostro maestro e noi siamo tutti fratelli, anche e soprattutto chi ha maggiori responsabilità.