Omelia (21-03-2015)
Paolo Curtaz


La tensione è ormai è alle stelle. Intorno a Gesù si è creato un movimento diviso a metà: Alcuni lo riconoscono almeno come profeta e sono affascinati dalle sue parole, altri, invece, pensano che possa diventare un problema tale da attirare l'attenzione dei romani, col rischio di perdere anche quel po' di autonomia che finalmente era stata riconquistata. Giovanni sintetizza mirabilmente questo dissidio: ognuno torna a casa con le proprie convinzioni, convinto delle proprie opinioni. Ancora oggi Gesù è fonte di contraddizione, di dissidio, di incomprensione. Chi è stato veramente il Nazareno? Un millantatore? Un illuso? Un ingenuo? Un profeta manipolato dai suoi discepoli che lo hanno usato? Non esiste una risposta univoca e convincente. Davanti a Gesù è la nostra fede che si mette in gioco, che rischia, che osa. A pochi giorni dalla grande settimana siamo posti davanti alla grande domanda: il cristianesimo è una pia illusione? O l'unica certezza sensata che va seguita? Gesù tace, dopo avere detto tutto. A breve darà tutto. E davanti al silenzio della sua morte in croce dovremo schierarci, infine.