Omelia (26-03-2015)
Paolo Curtaz


È comprensibile che i farisei vogliano lapidare Gesù, appena pronunciato il nome impronunciabile di Dio. Quel nome che nessuno poteva mai pronunciare, nemmeno durante la liturgia del tempio o nella sinagoga. Ma Gesù afferma con forza, in mezzo ad un clima di incomprensione e di violenza, la sua profonda identità. Gesù dice che già Abramo aveva intuito il progetto salvifico di Dio, progetto di redenzione, che ora si realizza con la venuta del Messia. Questa affermazione così forte indica ormai la piena consapevolezza di Gesù riguardo alla sua identità e alla sua missione e indica a noi con che atteggiamento accogliere le sue parole. La Quaresima ci è servita per ridefinire in noi il vero volto di Dio, il vero volto di Gesù. Gesù non è stato solo un grande uomo, un rabbino sapiente, un profeta convincente. No: egli è il definitivo rivelatore del Padre. Perciò le sue parole vanno accolte e custodite, ascoltate con attenzione e meditate, perché rivelano il senso profondo della vita, delle cose, di Dio. Continuiamo a meditare la parola quotidianamente: in essa troviamo la vita che contrasta la tenebra e la morte.