Omelia (27-03-2015) |
Paolo Curtaz |
La misura ormai è colma, la tensione è alle stelle, Gesù mette a rischio la propria vita a causa delle sue affermazioni. Chi lo vuole lapidare è molto preciso: non per le sue opere buone deve essere giustiziato, ma perché lui che è un uomo si prende per Dio. Gesù tenta di argomentare citando la Scrittura che conosce bene (almeno lui!): la dignità dell'uomo viene descritta equiparandola alla dignità divina. Dio ci ha fatto poco meno di un Dio. Ma l'avversione verso il Nazareno ormai è ingestibile: Gesù è costretto a fuggire. Quanto ci spaventa l'idea di un Dio che diventa uomo! Quanto ci inquieta il dover ammettere che l'umanità è degna di essere abitata dalla divinità! Quanto dobbiamo cambiare e convertire il nostro pensiero che vede nella vita una specie di punizione, una prova che serve a liberare la parte più nobile di noi, davanti allo scandalo dell'incarnazione! Non riesco a biasimare gli avversari di Gesù, e non so, fossi stato presente, da che parte mi sarei schierato. La pretesa di Gesù scardina ogni nostra certezza religiosa. Guardiamo alle sue opere, raggiungiamolo alle sorgenti del battesimo per ascoltare ancora la sua Parola di vita. |