Omelia (28-03-2015) |
Paolo Curtaz |
La resurrezione dell'amico Lazzaro segna la fine di Gesù, rappresenta la goccia che fa traboccare il vaso. Gesù era ben consapevole del rischio che stava correndo ma, come sempre accade in lui, ha scelto l'amicizia prima della propria sicurezza. Gesù, secondo l'evangelista Giovanni viene processato in contumacia e condannato a morte. È il sommo sacerdote Caifa a decretarne la fine: la relativa tranquillità che con fatica Gerusalemme ha conquistato, la tolleranza crescente dei romani sul loro territorio, l'organizzazione del tempio che soddisfa pienamente i bisogni religiosi del popolo sono messi a rischio da personaggi come Gesù: mistici esaltati che sovvertono le folle attirando l'ira dei romani. Meglio che muoia! Ma Giovanni ci stupisce: le parole di Caifa, dice, non sono dettate dal cinismo bensì dallo Spirito che comunque, essendo sommo sacerdote, lo accompagna. Caifa profetizza nonostante se stesso! Il ruolo, cioè, compensa la pochezza della persona. E questo accompagnamento continua anche oggi nelle persone che, malgrado i loro limiti, svolgono un ministero per la comunità. |