Omelia (02-04-2015)
Paolo Curtaz


È finita, l'ora tanto attesa è arrivata. La macchina si è messa in moto, impossibile fermarla ormai. Giuda ha lasciato prevalere le tenebre, i suoi compagni non capiscono cosa sta succedendo, ignari e ingenui come non mai, la folla ha già dimenticato i prodigi e le parole. È l'ora delle tenebre, l'ora in cui domina l'avversario, l'ora di uccidere Dio. Gesù davanti a tanta follia, davanti all'assoluta certezza della sua morte, invece di lasciarsi comprensibilmente atterrire o scoraggiare compie l'ultimo, perenne, immenso gesto della cena. In quel pane, in quel vino egli dona il suo amore illimitato, la sua determinazione assoluta, si fa egli stesso cibo e bevanda. È giunto il momento anche per noi di sederci di lato, senza disturbare, nella sala addobbata al piano superiore illuminata da odoranti candele e guardare, muti, i gesti di un Dio che si consegna. In questa ultima cena Gesù inventa l'eucarestia, inventa il sacerdozio, e noi fragili e incoerenti discepoli in obbedienza ripetiamo quel gesto perché egli sia totalmente presente qui fra noi, oggi. Spalanchiamo il cuore, lasciamovi entrare Cristo.