Omelia (10-04-2015) |
Paolo Curtaz |
Non per tutti gli apostoli è stato semplice ed evidente credere nella resurrezione di Gesù. Gli evangelisti, con coraggio, giungono ad affermare che colui che più di tutti ha faticato è stato Pietro. E proprio Pietro, il principe degli apostoli, colui cui Gesù affida la tutela del deposito della fede, Pietro, ha sperimentato la propria fragilità, ha negato di conoscere il Signore. Ora davanti alle sue apparizioni è come se restasse distante, come se quella resurrezione non lo riguardasse da vicino. E forse è un po' così. Tornare a pescare sul lago di Tiberiade sancisce un clamoroso fallimento, si chiude la parentesi del discepolato e si torna alla vita normale. Ma alla fine di ogni notte, alla fine di ogni delusione, là dove viviamo, il Signore ci aspetta. Con garbo e delicatezza invita Pietro e gli altri a riprendere il largo, a gettare la rete dal lato debole della loro vita. Pietro, dopo essere stato perdonato da Cristo, deve imparare a perdonare se stesso per diventare, infine, la roccia su cui ogni credente può appoggiarsi. Se anche la Pasqua ci ha trovato intristiti, non disperiamo, siamo in ottima compagnia. |