Omelia (11-04-2015) |
Paolo Curtaz |
Il finale del Vangelo di Marco è molto brusco e sconcertante: le donne, dopo l'incontro con un giovane, non un angelo!, scappano dal sepolcro terrorizzate e non diranno nulla di quanto hanno visto. Chi ha letto l'intero Vangelo di Marco, sa che il suo messaggio è molto chiaro: il giovane, già presente nell'orto degli ulivi, è il testimone del risorto. Cioè proprio il lettore che si è preparato a ricevere il battesimo, è colui che può annunciare la notizia della resurrezione. Ma tale conclusione ha suscitato qualche imbarazzo nella primitiva comunità cristiana, poco abituata alle sottigliezze teologiche dell'evangelista Marco. Perciò qualcuno ha aggiunto un finale che riassume le apparizioni del Signore Gesù presenti negli altri vangeli e nel racconto degli atti. Questo riassunto diviene per noi, oggi, una conferma: da subito le comunità conoscono gli eventi della resurrezione, che non sono racconti mitologici tardivi, ma testimonianza diretta di chi ha partecipato a quelle apparizioni. Ancora una volta di più siamo rassicurati nella saldezza della nostra fede che si fonda sulla testimonianza di chi c'era, non sulle favole! |