Omelia (22-05-2015)
Paolo Curtaz


E così, scherza e ridi, siamo arrivati alla vigilia della Pentecoste. Abbiamo lungamente meditato sull'impegnativo discorso di Gesù dopo l'ultima cena nel Vangelo di Giovanni. Sempre Giovanni ci accompagna nel raccontarci l'epilogo della faticosa conversione alla gioia di Pietro. Dopo la pesca miracolosa sul lago di Tiberiade, Gesù si manifesta a Pietro in particolare. Pietro non ha ancora superato il suo tradimento, la sconfitta per lui umiliante non gli permette di gioire della gioia del suo maestro. Perciò Gesù lo prende da parte e gli chiede di guardare dentro al suo cuore. Per due volte gli chiede l'amore totalizzante; per due volte Pietro risponde di essere capace a di donargli solo l'amore dell'amico. Alla fine è Gesù che adatta la sua richiesta: è sempre Dio che ci viene incontro. Pietro, confuso, fa un'ulteriore professione di fede. Sa bene che il Signore lo conosce fino in fondo. Bene, ora che Pietro ha accolto il suo limite così ingombrante, ora che ha scoperto che questo limite non impedisce a Dio di manifestarsi attraverso di lui, è pronto. Saprà accogliere e rassicurare i fratelli nella fede.