Omelia (01-06-2015) |
Paolo Curtaz |
Abbiamo appena ricominciato il tempo ordinario, lasciandoci alle spalle il lungo periodo della Quaresima e della Pasqua e, subito, la liturgia rimette a fuoco un momento molto delicato della predicazione di Gesù. L'uditorio di Gesù conosceva bene la parabola della vigna raccontata dal profeta Isaia ma, in quel caso, la vigna stessa era identificata con il popolo d'Israele che non portava il frutto sperato dal proprietario, Dio. Qui il racconto si fa ben più drammatico: la vigna viene affidata a degli sconsiderati vignaioli i quali, invece di pagare il pattuito per l'affitto, giungono ad uccidere gli inviati dal padrone. L'uccisione del figlio lascia presagire il finale drammatico che aspetta il Messia non riconosciuto. Sappiamo come è andata a finire la storia, siamo qui a celebrare la gloria del risorto, ma dobbiamo vigilare: il rischio di considerare nostra proprietà ciò che invece ci è affidato, la vita, il creato, la fede, è sempre presente. Viviamo in questa giornata sapendo che tutto ci appartiene ma che noi siamo di Cristo e che Cristo è di Dio! Gioiamo nel poter lavorare nella vigna del Signore... |