Omelia (02-06-2015) |
Paolo Curtaz |
L'odio nei confronti di Gesù è riuscito a mettere insieme due partiti inconciliabili: i farisei, che conosciamo per la loro rigidezza nell'applicare le norme religiose, e gli erodiani, che, come il re cui si ispiravano, utilizzava la religione per fini politici. L'obiettivo è uno solo: mettere in difficoltà il profeta del Nord. Gli erodiani erano alleati dell'invasore romano e consideravano giusto pagare la tassa a Roma. Non così i farisei che lo consideravano un sopruso. La trappola tesa a Gesù è ben congegnata: si dimostrerà simpatizzante dei romani? Si dimostrerà un anarchico disobbediente? Ma Gesù non si lascia trarre in inganno: chiede ai farisei, che non dovrebbero tenerla, una delle monete romane con impressa l'effigie dell'imperatore. Un palese atto di idolatria. Il finale è quasi comico: Gesù chiede di pagare le tasse restituendo la moneta al legittimo proprietario di cui riporta appunto il ritratto... E ammonisce: non giochiamo con Dio, non giochiamo con Cesare! Sappiamo distinguere i vari livelli senza confonderli o piegarli arbitrariamente l'uno all'altro. Diamo a Dio ciò che gli è proprio, senza fare di Cesare un Dio o di Dio un servo. |