Omelia (08-06-2015)
Paolo Curtaz


È forse la più bella pagina Vangelo. Certamente la più insostenibile. Gesù proclama beati coloro che noi immaginiamo sconfitti, che chiamiamo perdenti. La sua parola è così tagliente da obbligarci a cambiare radicalmente prospettiva: la felicità non consiste certo nell'essere tristi o perseguitati ma nel non fermarsi alle lacrime o alla persecuzione, cercando in Dio una chiave di interpretazione che il mondo non ha. Dobbiamo fuggire la tristezza e il dolore, ma non ad ogni costo. Seguendo Gesù che per primo ha vissuto le beatitudini, diventiamo capaci di mitezza, di povertà interiore, di umiltà, di pazienza, testimoni credibili di un modo di essere diverso e inatteso. All'umanità accecata dalla brama del successo, costi quel che costi, Gesù propone la logica di Dio in cui viene donato secondo il bisogno, non secondo il merito. Perciò, nella fede, è possibile non scoraggiarsi, essere gioiosi nell'afflizione, dimorare nella pace e costruirla in un mondo arrogante e violento. Perciò, mediante il dono dello spirito Santo è possibile, anche oggi, vivere un po' le beatitudini nella nostra giornata...