Omelia (03-07-2015)
Paolo Curtaz


Oggi è san Tommaso, che ci crede anche se non ci mette il naso. Un apostolo che ha dovuto sopportare la nomea di incredulo da parte di noi cattolici di buona famiglia. Tommaso incredulo? Ma dai!
Tommaso è deluso, amareggiato, sconfitto. Il suo terremoto ha un nome: crocifissione. Lì, sul Golgota, ha perso tutto: la fede, la speranza, il futuro, Dio. Ha vagato per giorni, come gli altri, fuggendo per la paura di essere trovato e ucciso. Umiliato e sconvolto, si è trovato al Cenacolo con gli apostoli che gli hanno raccontato di avere visto Gesù. E, lì, Tommaso si è indurito. Giovanni non ne parla, tutela della privacy, ma so bene cosa ha detto agli altri. Tu Pietro? Tu Andrea?... e tu Giacomo? Voi mi dite che lui è vivo? Siamo scappati tutti, come conigli; siamo stati deboli, non gli abbiamo creduto! Ora, proprio voi, venite a dirmi di averlo visto, vivo? No, non è possibile... come faccio a credervi? Tommaso è uno dei tanti scandalizzati dall'incoerenza di noi discepoli. Il patrono dei delusi dalla Chiesa. Eppure resta, non se ne va, stizzito. E fa bene. Perché torna proprio per lui, il Signore. E l'incontro è un fiume di emozioni. Gesù lo guarda, gli mostra le mani, ora parla. Tommaso, so che hai molto sofferto. Anch'io, guarda. E Tommaso crolla. Anche Dio ha sofferto, come lui.