Omelia (13-07-2015) |
Paolo Curtaz |
Un po' ci spaventa la parola che il Signore ci rivolge. È venuto a portare la spada ma non nel senso che intendiamo in questi tempi oscuri in cui si uccide nel nome di Dio! Gesù sta dicendo a noi suoi discepoli che diventare credenti sul serio significa anche incontrare resistenze e giudizi. Troppe volte viviamo il cristianesimo come un gigantesco anestetico, come se la fede ci spegnesse... Non è così: l'incontro con il Dio di Gesù ci spalanca ad una visione della vita inattesa e in continuo movimento. Così capiamo meglio la richiesta apparentemente folle che Gesù ci fa: egli pretende di essere più grande della più grande esperienza positiva che possiamo fare nella nostra vita. Gesù dice di essere più di un innamoramento, più dell'esperienza filiale, più del diventare genitori. Non ci chiede certo di rinunciare alle splendide gioie legittime che Dio ci ha donato, ma ci sfida: anche quelle gioie sono poca cosa rispetto all'intensa gioia dello scoprirsi figli di Dio! Accogliamo oggi questa provocazione uscendo dalla visione minimalista di una fede scialba e scolorita, inutile e noiosa. Qui si parla di qualcosa di ben diverso! |