Omelia (14-07-2015) |
Paolo Curtaz |
Il rischio c'è, eccome! Israele aveva fatto un'esperienza straordinaria di Dio, era stato chiamato ad essere il popolo dell'alleanza, il popolo portavoce della volontà divina. Chiamato da Dio stesso ad annunciare a tutte le nazioni il volto del Dio compassionevole, Israele aveva finito col chiudersi in se stesso, sempre sulle difensive, riducendo ad uno sterile conservatorismo il proprio compito. Così, i più consapevoli erano convinti di essere migliori dei popoli pagani e di questa certezza si facevano scudo. Seduti sulle proprie convinzioni, intimamente certi del fatto che nulla avrebbe allontanato Dio dalle proprie scelte, non si preoccupavano di mantenere viva la fede che li legava al Signore. Perciò Gesù, davanti all'ostinato rifiuto dei suoi concittadini, li ammonisce: non ci sarà nessuna salvezza se non sono disposti a cambiare il loro atteggiamento. Addirittura le vituperate città pagane, considerate maledette dai devoti, riceveranno un trattamento migliore alla fine dei tempi. Vigiliamo su noi stessi e sulla nostra fede, allora: abbiamo ricevuto tanto per poter donare tanto. Non cadiamo nell'arroganza del sentirci privilegiati. |