Omelia (30-07-2015) |
Paolo Curtaz |
Molti esegeti vedono nell'affermazione finale del Vangelo di oggi una sorta di autoritratto dell'evangelista Matteo: è lui lo scriba che sa trarre dal suo tesoro cose nuove e cose antiche. Matteo, in effetti, che la tradizione ci consegna come un pubblicano, era, probabilmente, piuttosto uno studioso delle Scritture, attento conoscitore della Bibbia. L'ultima immagine che Gesù utilizza per descrivere il Regno di Dio ha molto a che fare con la nostra vita quotidiana: le nostre comunità, come le reti del pescatore, pescano ogni genere di pesci. È vero: la gente viene in chiesa per ragioni molto diverse, non sempre esemplari. Ci sono e ci sono sempre stati coloro che vorrebbero fare una selezione, una specie di test d'ingresso che permetta ai discepoli maggiore consapevolezza. Nella sua saggezza, invece, lungo i secoli, la Chiesa ha voluto abitare in mezzo alla gente e fare della parrocchia il volto povero e popolare del Vangelo. Smettiamola di sognare una Chiesa composta da primi della classe perché non è ciò che vuole il Signore Gesù. Noi che abbiamo ricevuto tanto, piuttosto, collaboriamo serenamente all'annuncio. |