Omelia (12-08-2015) |
Paolo Curtaz |
Ci interroga questa Parola. E ci giudica pesantemente. Giudica il nostro modo di giudicare, la brutta abitudine che abbiamo di credere di poter interpretare le persone, di catalogarle, di capirle basandoci sulle nostre sensazioni o su qualche fatto. Oppure, e oggi va tanto di moda!, evitare di giudicare nel nome di un buonismo che rende tutto identico, che tutto giustifica, come se il male che ci fa del male non esistesse, che fosse solo una questione di sfumature, di giudizi personali, di inclinazioni. Gesù ci offre una prospettiva completamente diversa, che parte dal desiderio di fare il bene alle persone che abbiamo accanto. Nessun pettegolezzo, nessuna condanna, ma l'attenzione di chi prende a cuore con delicatezza, cerca una soluzione, si occupa, indica a chi sta sbagliando il proprio errore, che si fa carico del fratello coinvolgendo più persone, nel tentativo di indicare una soluzione. Ma nemmeno nessuna indifferenza, nessun "si arrangi", nessuna amnistia generale, pensando così, ingenuamente, di essere noi pure assolti dalle nostre piccole colpe nascoste. Abbiamo il coraggio di prendere sul serio il perdono cristiano? |