Omelia (24-08-2015) |
Paolo Curtaz |
Oggi la Chiesa celebra la festa di uno degli apostoli, Bartolomeo, conosciuto anche come Natanaele. Un invito, nel cuore dell'estate, a ritrovare le radici dell'annuncio che abbiamo ricevuto. Amo san Bartolomeo. Lo confesso pubblicamente, ad imperitura memoria. E amo la logica del Maestro Gesù, che vuole accanto a sé persone improbabili come Pietro, Matteo, Natanaele... e me. Non sappiamo molto di lui ma ciò che sappiamo ci basta. L'incontro col Signore lo racconta Giovanni nel suo Vangelo. Un incontro fatto di diffidenza e di stupore. Filippo raggiunge Natanaele che riposa sotto il fico, l'albero sotto cui si medita la Scrittura, secondo i rabbini, perché il fico, come la Parola di Dio, riempie di dolcezza il palato (e l'anima). È curioso il fatto che sia Filippo, il cui nome tradisce ascendenze pagane, a conoscere l'ultraconservatore Natanaele il quale, evidentemente, non deve essere una persona così fanatica... Appena viene a sapere che il Messia è Gesù di Nazareth obietta. Nazareth è l'unico paese di Israele che gode di un singolare privilegio: non viene mai citato dalla Scrittura, cosa mai può venire di buon da un paese così? Gesù lo raggiunge e nota la sua onestà: è uno senza peli sulla lingua, una persona zelante. Potrebbe notare che è un pettegolo, invece sottolinea il positivo. E lo conquista. Solo quando vediamo il positivo possiamo fare dei discepoli! |