Omelia (10-09-2015) |
Paolo Curtaz |
Restiamo ulteriormente spiazzati dalla versione lucana delle beatitudini e dal discorso della montagna. Se già Matteo ci aveva messi in crisi per le parole del Signore Gesù, che riprende alcune delle norme consolidate e riconosciute dai giudei e le riporta all'essenziale, contestandole, Luca pigia ancora sull'acceleratore. Rivolgendosi ad una comunità di greci, che avevano poca dimestichezza con le sottigliezze giudaiche della Legge, Luca coglie nelle parole di Gesù un aspetto ancora più universale: se la nostra morale è identica a quella dei pagani, se, in fondo, facciamo del bene solo perché ci conviene ed imprestiamo soldi con l'assoluta certezza di averne un tornaconto, cosa facciamo di così straordinario? Siamo chiamati a puntare molto più in alto, ad avere come punto di riferimento e come modello Dio stesso. La sua misericordia ci è di esempio, la sua misura abbondante il metro di giudizio. La perfezione di Dio da ricercare, così concludeva Matteo nel suo vangelo, è la misericordia, cioè la capacità di guardare la nostra e l'altrui miseria col cuore compassionevole di Dio. |