Omelia (25-09-2015)
Paolo Curtaz


Luca riporta l'episodio di Cesarea di Filippo, l'attuale Banias, all'estremo Nord di Israele, alle sorgenti del Giordano, ricalcando racconti di Marco e di Matteo, semplificandolo all'estremo. Ma c'è un dettaglio che riporta all'inizio e che ci aiuta a riflettere: la domanda che il Signore rivolge ai suoi discepoli, la gente chi dice che io sia?, e ma voi chi dite che io sia?, avviene in un contesto di preghiera. Gesù si trova in un luogo solitario a pregare, ormai è da alcuni anni che dedica il suo tempo all'annuncio del Regno, in compagnia di un gruppo di discepoli che si è scelto. I discepoli lo hanno seguito, affascinati dall'autorevolezza delle sue parole ed ora si interrogano su chi sia veramente il Nazareno. Più di un rabbino, certo, più di un predicatore e di un guaritore. Forse anche più di un profeta. Ma Gesù vuole aiutarli a fare il salto, a guardarsi dentro per osare, per professare la loro fede. E per farlo hanno bisogno anch'essi di solitudine e di preghiera. Possiamo giungere a riconoscere in Gesù il Messia solo se scopriamo la nostra interiorità, solo se dimoriamo nella preghiera. In quel contesto tutto ci appare più chiaro e luminoso.