Omelia (14-10-2015)
Paolo Curtaz


Mi tremano i polsi quando leggo la durezza di queste parole: Gesù, dopo avere messo in evidenza le contraddizioni dei farisei, molto scrupolosi e attenti nel rispettare le infinite norme della Legge orale, giungendo a pagare la decima, prevista sui raccolti, anche per le tisane (!) se la prende contro i dottori della Legge, irritati dall'atteggiamento del falegname venuto dal Nord. E anche per loro il giudizio è impietoso: impongono pesi che loro non portano nemmeno con un dito. Riducono la fede a norma, il cammino che conduce a Dio diventa una corsa ad ostacoli impietosa in cui la selezione è brutale ed inevitabile. Loro no, non ne hanno bisogno, sono esperti nella conoscenza della Parola divina, sono esentati, si sono attribuiti privilegi che i comuni mortali non si sognano di avere neanche lontanamente. Ho paura quando leggo queste parole perché vedo anche in me un rischio del genere. Chiedere agli altri ciò che io per primo non riesco a vivere. Mirare in alto, quando sono consapevole di essere un concorrente più che mediocre. La fede ha una sua concretezza e l'amore una sua forma, che è la norma, certo, ma sappiamo valutare sempre cosa è prioritario!