Omelia (24-10-2015)
Paolo Curtaz


La sofferenza non è in alcun modo una punizione divina. Nonostante la convincente riflessione del libro di Giobbe, i contemporanei di Gesù ancora erano convinti che le disgrazie della vita, le malattie, i lutti, fossero la conseguenza diretta di un peccato nei confronti di Dio, giusto giudici, giudice, che in tal modo puniva i disobbedienti. Visione di Dio terribile, che aveva una sua logica ma che non invitava certo a ricercare momenti di confidenza e amicizia con Dio! Gesù, però, ribadisce il concetto: la colpa della morte dei giudei nel tempio è la logica violenta del potere. La morte dei poveracci periti nel crollo della torre a Siloe è dell'imperizia dei costruttori, non di Dio. Ma, aggiunge Gesù senza offrire ulteriori spiegazioni, davanti a questi eventi misuriamo la nostra vita, chiediamoci in chi o in cosa stiamo investendo le nostre energie. Dio non spiega le ragioni del dolore ma assume su di sé la sofferenza del mondo e la salva, la redime. Dio non ce l'ha con noi, mai, e non è lui il burattinaio della storia, che ha una sua propria logica e una sua autonomia. Viviamo questo giorno come se fosse l'unico!