Omelia (27-10-2015)
Paolo Curtaz


È poca cosa, il Regno di Dio. Una presenza umile, nascosta, piccola come il grano di senape, insignificante come qualche grammo di lievito. Non ha apparenza, non aspira a grandi numeri, non cerca il potere, figuriamoci. Eppure ciò che diventa impressiona: il seme diventa un albero di speranza, il lievito fa fermentare la pasta e diventa pane che sfama la folla. Poco che fa tanto, nulla che diventa tutto. È luminosa questa pagina, chiara. Ma, mi chiedo, perché, allora, noi cristiani ce la siamo dimenticata? Perché aspiriamo a riempire le piazze, ad avere forza e rappresentanza, a contare? Perché corriamo dietro alle statistiche e ci diciamo preoccupati quando, invece di essere fermento, vorremo essere pasta? Perché non traiamo le conseguenze da questa luminosa parabola e, invece di preoccuparci per i numeri che calano, non ci occupiamo del lievito, che sia mischiato alla pasta, e al seme, che venga piantato nella terra? È gravida di conseguenze molto concrete, questa Parola, se solo abbiamo il coraggio di lasciarla risuonare anche se giudica le nostre aspirazioni pastorali a volte poco evangeliche!