Omelia (29-10-2015) |
Paolo Curtaz |
Ci si mette anche Erode. Quella "volpe" di Erode che, nel linguaggio ebraico non è certo un complimento, sì, proprio lui, uno dei figli inetti di Erode il grande, quello che stava con Erodiade, sua nipote e moglie di suo fratello. Quello che ha fatto uccidere Giovanni Battista per un'incauta promessa suscitata dagli ormoni. Dev'essere un vizio, il suo, quello di far fuori chi non la pensa come lui, chiunque lo imbarazzi. Geniale: invece di lasciarsi scuotere la coscienza dalle parole dei profeti non fa' che ucciderli direttamente. È un metodo anche quello. Oggi, invece, preferiamo spegnere direttamente la coscienza. Gesù è ferito da quella notizia. Ferito perché vede che la sua missione si sta confrontando con una serie crescente di impedimenti e difficoltà. Non cederà, questo è certo. Terrà duro e andrà fino in fondo, come sappiamo bene. Ma il dolore che sperimenta è quello radicale e profondo dell'amante non riamato, di chi mette in gioco tutto se stesso e riceve un rifiuto. Se accettassimo, una volta per tutte, l'amore di Dio per ciascuno di noi! Se avessimo finalmente il coraggio infinito di lasciarci amare! |