Omelia (09-11-2015) |
Paolo Curtaz |
In questo giorno la liturgia romana celebra la data della dedicazione della basilica di san Giovanni in Laterano, la Cattedrale di Roma che non è san Pietro, come quasi tutti pensano. Il cristianesimo porta alle estreme conseguenze l'intuizione che Israele ha maturato durante la sua travagliata storia e di cui troviamo tracce nella Scrittura: nessun tempio umano può contenere la presenza di Dio, non esistono luoghi "sacri" perché tutto appartiene al Creatore. Gesù, attribuendosi la sacralità dell'appena ricostruito (e non ancora concluso) tempio di Gerusalemme, ammonisce la samaritana e noi: non a Gerusalemme né sul monte Garizim si adora Dio, ma nel proprio cuore. Gesù, vero tempio di Dio, consacra, rende sacro ogni uomo, ogni luogo, ogni tempo. Incarnandosi, diventando uomo, Gesù annulla la divisione fra sacro e profano, restituisce armonia, ricostruisce l'unione che era all'origine della Creazione. E allora a che ci servono le chiese fatte di pietra e mattoni? A ospitare "la" Chiesa fatta da persone, da credenti. In splendide basiliche romaniche o in anonimi chiesoni in cemento delle periferie degradate, sono i discepoli che fanno la Chiesa e non viceversa. Al punto che il diritto canonico dice che se in una parrocchia non si celebra più l'eucarestia domenicale e non si raduna più una comunità, il vescovo ha il dovere di abolire la parrocchia. |