Omelia (13-11-2015) |
Paolo Curtaz |
Alla fine dell'anno liturgico la Chiesa ci propone alla riflessione alcune pagine che usano uno stile particolare, chiamato apocalittico, che utilizza immagini forti e allegorie per spiegare una realtà più ampia di quella che sperimentiamo. Così Gesù non parla della fine del mondo così come la immaginerebbe un regista di un film catastrofico, ma ci invita a restare desti, a non consumare inutilmente la nostra vita, a non gettare le tante opportunità che abbiamo. Di più: Gesù non parla solo della sua venuta nella pienezza dei tempi ma anche della sua venuta nella vita spirituale di ciascuno di noi. Il Signore bussa continuamente alla porta del nostro cuore. Il rischio è di essere distratti, altrove, di non avere la prontezza di spirito di vegliare. Dio passa continuamente nella nostra vita ma sta a noi accorgerci della sua presenza, dedicando del tempo ad educarci al silenzio, all'ascolto, alla meditazione, alla preghiera. Vegliamo e preghiamo perché il Signore trovi attenzione in noi, perché possa raggiungerci, oggi, con una Parola, con un segno che dia luce alla nostra vita, alle nostre scelte. |