Omelia (19-11-2015)
Paolo Curtaz


Eccola la santa. Bella come solo Gerusalemme sa essere. Colma di contraddizioni come ancor oggi è. Arrivando dal Monte degli Ulivi Gesù deve avere visto la spianata del tempio in tutta la sua imponenza. E il brulichio di persone che salivano al tempio. Eccola, la santa, rinata sulle sue ceneri, orgogliosa di avere riavuto il suo tempio, dopo una così lunga attesa. Il futuro sembra realizzarsi, pieno di luce, pieno di speranza. È rinata la classe sacerdotale, nel tempio si celebrano gli olocausti, decine di migliaia di persone salgono in Giudea, portando anche benessere e commercio. Eppure fra pochi anni tutto sarà raso al suolo. Terminato nel 63 d.C., dopo ottant'anni di lavori di ricostruzioni, dopo pochi anni, nel 70, il tempio sarà definitivamente bruciato. Piange il Signore. Sente la tensione crescere e tutto il suo coraggio si incrina. Come è possibile non capire ciò che sta per accadere? Come è possibile che la gente si illuda di essere protetta dietro quelle poderose mura di pietra? Non ascoltano la Parola, né la profezia, né accolgono il Messia, inconsciamente convinti di non averne bisogno. Piange, il Signore.