Omelia (23-11-2015)
Paolo Curtaz


Il mondo si impoverisce mentre poche persone vivono nel lusso crescente e sconsiderato, e l'egoismo è ormai il modello imperante proposto senza pudore anche alle giovani generazioni. Gesù, oggi, propone come modello di discepolato il gesto insignificante della vedova che getta nel tesoro del tempio qualche centesimo di euro, nulla rispetto alle grandi elargizioni che i notabili di Gerusalemme offrono con grande clamore e pubblicità, come ancora oggi molti fanno, incapaci di fare carità senza manifestarlo al mondo. La vedova vive un momento drammatico, come tutte le donne rimaste sole nella sua epoca. Eppure quel gesto diventa una lezione. Ci sono momenti nella vita in cui perdiamo tutto: salute, lavoro, una persona cara (non necessariamente perché muore), voglia di vivere. Momenti faticosi, terribili, in cui abbiamo l'impressione di non sopravvivere. Anche quando siamo incapaci di provare emozioni, o di desiderio di vita, possiamo diventare luce, totalità, dono, speranza. Non ce ne accorgiamo, ovvio, e forse neppure ce ne importa. E noi discepoli, fragile popolo di Dio, impariamo dalle vedove, dai poveri a contare sull'Assoluto, ad abbandonarci - sul serio - nelle mani di Colui che tutto può.