Omelia (04-12-2015)
Paolo Curtaz


Ritroviamo la vista in proporzione alla nostra fede. I nostri occhi interiori tornano a vedere solo se abbiamo il coraggio, noi per primi, sul serio, di metterci in gioco. E questo mi inquieta, sinceramente. Vorrei, invece, che Gesù mi guarisse senza disturbare troppo. Un miracolo pulito, un cambiamento radicale che, però, non mi coinvolga troppo. Poi sono disposto a pregare tanto, di più a insistere e fare pellegrinaggi e offerte cospicue ma, per cortesia, che Dio provveda a guarirmi senza chiedermi niente se non una fervente devozione. Non è così, mai. Per vedere con la luce della fede Dio ha bisogno della mia determinazione, della voglia di mettermi in discussione, di affrontare le mie ombre, senza illudermi che Dio, che potrebbe, decida di farle scomparire con uno schiocco di dita. Di fede ne abbiamo poca, certo, ma quella che abbiamo, fosse anche un granello di senapa, è sufficiente a spostare le montagne. In questo tempo di avvento vogliamo prepararci ad accogliere o a riaccogliere la novità della presenza di Dio in Cristo, a mettere le sue Parole come luce sul nostro cammino. Ma, per farlo davvero, dobbiamo uscire dal nostro torpore. Anche da quello santo.