Omelia (08-12-2015) |
Paolo Curtaz |
Maria la bella viene proposta come modello di accoglienza della Parola: è la sua concreta disponibilità, il suo entusiasmo adolescenziale a rendere possibile l'incarnazione. A partire dalla sconosciuta Nazareth. Dio sceglie di diventare uno di noi. Ma decide di iniziare da un minuscolo e sconosciuto paesino in periferia. Periferia di un paese, Israele, che è la periferia dell'Impero. Chi nasce a Nazareth ha un solo futuro: restarci. Nessuna possibilità di riscatto, nessun bel finale, nessuna reale opportunità, nessuna alternativa ad una vita semplice e povera, fatta di stenti al limite della sopravvivenza. Dio sceglie Nazareth. Noi fuggiamo la Nazareth in cui viviamo. La consideriamo all'origine del nostro fallimento, la ragione della nostra tristezza. Nazareth ci tarpa le ali, ci impedisce di emergere, di farci conoscere. Se Dio sceglie Nazareth come luogo da cui partire per salvare il mondo, ribalta il tavolo delle nostre certezze. Ridefinisce la logica del mondo. Fino a quando non imparo ad amare la mia Nazareth, a rispettarla, a riconoscerne i pregi, passerò il tempo a lamentarmi contro il fato che mi ha fatto nascere in questa periferia esistenziale, in questa città, con questi genitori, con questo corpo, con questi limiti... Nella logica di Dio, sconvolgente, destabilizzante, altra, alta, è proprio da Nazareth che inizia la storia. Anche la mia. |